Una calda mattina di luglio, squilla il mio cellulare, sul visore leggo Paolo: – pronto Paolo, pensavo proprio a te, sono giorni che volevo chiamarti, come stai? – Francesco ti chiamo dall’ospedale di Pisa dove ho avuto un serio intervento… non ti ho avvisato prima per non farti preoccupare…

Paolo era mio cugino primo, di circa tre anni più grande. E’ stato il mio primo amico.

Con la famiglia, per il lavoro di mio padre, vivevo a S.Anastasia, nella campagna vesuviana, e Paolo, all’inizio delle vacanze, veniva a trovarci: era una autentica festa per me e le sorelle avere un compagno di giochi per qualche giorno.  Alle corse a cronometro con l’unica bicicletta disponibile alternavamo la costruzione di linee telefoniche con lunghi fili di spago e scatole di caffè Matarazzo, riuscendo a comunicarci tra l’orto oltre il giardino e la camera dei “quattro venti” … e poi la domenica, con la visita dei cugini Facello, la caccia al ladro tra le grosse balle di Sisal nei depositi della Corderia deserta, o partite di calcio nei viali organizzate da Federico, vivace ed estroverso cognato di Paolo e molto più grande di noi.

Nella sua casa di via Vincenzo Cuoco, dove ero io ad andare a trovarlo, la bicicletta era sostituita da biglie di vetro che facevamo correre in piste di fortuna sul pavimento di marmo… le biglie avevano i nomi dei campioni del giro o del tour che seguivamo alla radio dalla voce di Niccolò Carosio.

Di quegli anni mi è rimasto anche il ricordo di un suo successo scolastico raccontatoci da zio Gino, il papà di Paolo: aveva sviluppato un tema sulla pigrizia facendone un elogio …primi segnali sul saper pensare, forse.

Cominciarono poi le letture, cui Paolo mi indirizzò, …Steinbeck, Hemingway, Marshall per citare qualcuno degli autori…e i libri sulle grandi esplorazioni ci affascinavano e… Van Loon, la sua geografia o la storia dell’umanità, nella elegante edizione Bompiani, un Angela ante litteram, ci aprirono gli occhi, sicuramente a lui più che a me, sulle meraviglie e sui misteri della natura e del nostro mondo.

Nelle lunghe passeggiate in via Caracciolo durante le sciroccate, schivando con gioia gli spruzzi di acqua salata, parlavamo e commentavamo le letture e spesso i film visti all’Amedeo, al Corona, all’Alhambra o al nuovissimo Metropolitan.  La libreria Deperro in via dei Mille e l’USIS, in palazzo Mannajuolo, erano altre nostre mete …a volte lo seguivo alla palestra Partenope, ai cavalli di bronzo, dove lui era campione di basket, o in casa dei Cortiello, nel palazzo alla Riviera di Chiaia, in una camera trasformata in sala jazz.

Quando mi iscrissi ad architettura lui aveva già abbandonato la facoltà di ingegneria per iscriversi a Geologia. E fu Paolo ad accompagnare per la prima volta Lilla, che avevo conosciuto in Facoltà, ad Ischia, durante le mie vacanze. Lilla sarebbe poi diventata mia moglie e compagna di una vita. Coincidenze.

Strade diverse negli studi, nell’università, nei successivi impegni professionali.  Seguivo con orgoglio i suoi successi nella carriera e nella ricerca, la sua vita di scienziato … a distanza, nel succedersi di vicende familiari.  Con la gioia reciproca di rivedersi, anche se a volte dopo lunghi intervalli, riuscivamo comunque a sentirci…come l’ultima volta di quella mattina di luglio:

– pronto Paolo, pensavo proprio a te, sono giorni che volevo chiamarti, come stai? – Francesco ti chiamo dall’ospedale di Pisa dove ho avuto un serio intervento… non ti ho avvisato prima per non farti preoccupare… – Paolo allora vengo a trovarti, posso fare qualcosa? – No no, Francesco… ci vediamo a Napoli, ora sto bene…

Ciao Paolo, sono certo che stai bene e continui la ricerca sui misteri della nostra Terra.

Francesco Bruno

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