Conobbi Paolo a Napoli in un convegno dell’Associazione Geofisica Italiana i primi di ottobre del 1969. Laureato da poco più di un anno a Bari, fu quella per me l’occasione attesa per presentarmi con una nota scientifica nel contesto delle Scienze della Terra dell’epoca, favorita dalla cordiale e amichevole ospitalità di Paolo. Nel decennio a seguire vi fu poi un susseguirsi di incontri, tutti improntati su problematiche di ricerca che ambiva ad essere innovativa, e lo fu, nell’ambito del Progetto Finalizzato Geodinamica del CNR, nella cui gestione Paolo era al vertice. Furono quelli gli anni in cui con i colleghi geofisici di Napoli, e in particolare tra Paolo e me si instaurava un profondo rapporto di stima reciproca. Sebbene Paolo avesse solo otto anni più di me, lo trattavo col rispetto reverenziale che all’epoca si usava nei riguardi di un Professore e Scienziato affermato. Lui ricambiava con simpatica semplicità e tanta attenzione ai miei propositi. Fino ad arrivare al 1980, quando fui chiamato dalla Facoltà di Scienze m.f.n. dell’Università di Napoli (non era ancora la Federico II) a ricoprire la cattedra di Geofisica Applicata nell’allora Istituto di Geologia e Geofisica. I primi tempi Paolo fu il mio mentore e da allora il nostro rapporto diventò di fraterna amicizia. Non sto qui a ricordare le tante discussioni di carattere scientifico in cui ci immergevamo, talvolta con opinioni contrastanti ma sempre con molta serenità (con Paolo non poteva essere diversamente). Mi piace qui piuttosto ricordare l’aspetto ludico di alcune serate passate insieme. Entrambi appassionati di musica classica, prima che trasferissi nel 1982 la mia residenza da Bari a Roma, quando quindi preferivo pernottare a Napoli (lui mi ha spesso ospitato a casa sua), ci divertivamo, se se ne dava l’occasione, a improvvisarci duo: flauto (Paolo) pianoforte (io). Prendevamo la cosa molto sul serio (Bach, Mozart, etc.), nonostante il nostro allegro dilettantismo. Talvolta poi, quando capitava di trovarci insieme a convegni, era una corsa a raggiungere in prima serata una sala da concerto o un teatro senza prenotazione, speranzosi di poter comunque comprare all’ultimo momento i biglietti …. ci è andata sempre bene. E infine, ascoltare a Napoli e a Roma i magici virtuosismi pianistici di Michele Campanella, fratello della sua compagna e illustre collega biologa Chiara, alla quale rinnovo il mio affettuoso pensiero, ricambiando a Paolo il sorriso che costantemente lo contraddistingueva.

Il mio ricordo di Paolo

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