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BIOGRAFIA DI PAOLO GASPARINI

“La formazione di un vero ricercatore o di uno scienziato non si ferma ai primi anni di ricerca in un gruppo, ma deve continuare per tutta la vita. Per questo è necessario, oltre lo studio individuale, anche un ambiente adatto. Per questo è essenziale la mobilità internazionale, intesa non solo come partecipazione a congressi, ma come frequenza di laboratori diversi e interazione continua con colleghi di altre università.”
(Come si può definire un ricercatore? – Paolo Gasparini, luglio 2016)

Paolo Gasparini è nato a Napoli nel 1937.

Dopo gli studi classici all’Istituto Pontano, si iscrisse alla Facoltà di Ingegneria, che abbandonò dopo un burrascoso esame con Renato Caccioppoli, finito con 18 e il lancio del libretto dalla finestra.

Si iscrisse a Geologia dove nel 1961 si laureò con lode svolgendo una tesi in Geofisica sulla Radioattività dell’Isola di Ischia.
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Fu proprio durante la preparazione della tesi che incontrò, durante un viaggio di ritorno in traghetto dall’isola, il grande vulcanologo Alfred Ritmann, che diverrà una figura fondamentale per la sua crescita.

Il suo percorso accademico avvenne secondo lo schema classico di allora: borsa di studio CNR, posto di Tecnico Laureato e, nel 1964, Assistente Ordinario alla Cattedra di Fisica Terrestre. Conseguì a soli trenta anni la libera docenza, passo fondamentale per il proseguimento della carriera. A questo punto avvenne una svolta che rappresentò una novità rispetto al comune percorso accademico italiano e che è solo un indizio dell’aspetto intraprendente del suo carattere: utilizzando una borsa di studio Nato si recò presso la Rice University in Texas,
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per perfezionare le sue conoscenze di radioattività delle rocce e successivamente fu  invitato al Lawrence Radiation Laboratory a Berkeley. Grazie a queste esperienze pubblicò, insieme a John Adams, un libro con la Elsevier: Gamma-ray spectrometry of rocks.
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Al suo ritorno in Italia, alla fine del 1969, cominciò formare un suo gruppo di ricerca per lo studio della radioattività delle rocce e della geocronologia. Primi componenti del gruppo furono la borsista Lucia Civetta e il tecnico Nicola Roberti.

Nel 1970 diviene Professore Ordinario di Fisica Terrestre e, contestualmente, Direttore dell’Istituto monocattedra, nonché Direttore dell’Osservatorio Vesuviano, carica quest’ultima che conserverà fino al 1983.
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L’Osservatorio era da anni amministrato con parsimonia e ristrettezze senza alcun progetto di espansione malgrado i posti disponibili. In breve tempo furono assunti giovani studenti che si erano appena laureati in tutti i gruppi di ricerca dell’Istituto di Fisica Terrestre, fra cui Giuseppe Capaldi, Ignazio Guerra, Folco Pingue, Sergio Montagna. Massimo Cortini e Roberto Scandone.

Nel 1974 divenne Coordinatore del Progetto di Geodinamica (1974-1976), da lui fortemente  voluto, che segnò una svolta rivoluzionaria per le Scienze della Terra in Italia.
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Il Progetto consentì l’inserimento dell’Italia nel mondo della ricerca internazionale nel campo delle Scienze della Terra. Il numero di lavori pubblicati ogni anno su riviste di grande reputazione internazionale (l’Impact Factor non esisteva ancora) aumentò anno dopo anno. Infine, il progetto dette l’avvio ai Gruppi Nazionali di Sismologia, di Vulcanologia e sulle Catastrofi idrogeologiche che fornirono una messe di dati scientifici di buona, e in alcuni casi, eccellente, qualità che formarono e formano tuttora la base per poter attuare una corretta politica di difesa del territorio, e che purtroppo non sono sempre stati utilizzati pienamente.

Nuovi interessi tuttavia attrassero la curiosità di Paolo che  lasciò a Franco Barberi la direzione del Progetto Geodinamica e cominciò ad interessarsi del magnetismo terrestre recandosi successivamente in Venezuela, Norvegia ed infine in  Brasile dove rimase per vari anni come Visiting Professor presso l’Istituto Astronomico e Geofisico dell’ Università di San Paolo.

Dopo il terremoto del 1980 dell’Irpinia e Basilicata si adoperò per il miglioramento della rete sismica. L’Osservatorio si dotò per la prima volta di un adeguato calcolatore con cui localizzare gli epicentri dei terremoti e si modernizzò la rete dei sensori. Fu forse questa esperienza che lo spinse a occuparsi dello studio del Radon come precursore delle eruzioni e dei terremoti.

Si è anche occupato delle ricadute industriali della ricerca, arrivando a co-fondare nel 1982 la Geosystem S.r.l. applicando le conoscenze sviluppate nel mondo della ricerca petrolifera, della geotermia e della realizzazione di grandi opere infrastrutturali.

Nel 1990 divenne coordinatore del Dottorato di Ricerca in Geofisica e Vulcanologia e  nel 2000 ideò il Dottorato di Ricerca in Rischio Sismico, coordinato fino al 2006, con l’obiettivo di creare ricercatori in grado di possedere conoscenze trasversali su tutti gli aspetti collegati al rischio sismico, dalla  generazione dei terremoti, alla propagazione delle onde sismiche, all’ingegneria sismica.

Nel 1991 assunse la carica di Presidente dell’Associazione Internazionale di Vulcanologia e Geochimica dell’Interno della Terra (IAVCEI).
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Anche in questa funzione si adoperò per sburocratizzare l’Associazione, per renderla partecipata e vivace attraverso l‘iscrizione di soci individuali, mentre fino ad allora si reggeva sulla sottoscrizione dei singoli stati che vi aderivano.

Nel 1993 gli fu conferita dal Presidente della Repubblica la Medaglia d’oro ai benemeriti della scienza e cultura.

Dal 1998 al 2000 fu coordinatore del Progetto Europeo FP4 TomoVes (SeismicTomography of Mt. Vesuvius). La Tomografia del Vesuvio fu uno dei più grandi e complessi esperimenti scientifici mai condotti su di un Vulcano. Un’operazione che ha visto il coinvolgimento di 25 diverse istituzioni scientifiche internazionali (dalla Francia, Svizzera, Germania, Usa ed ovviamente Italia), con il contributo di un centinaio tra studenti e ricercatori ed il supporto decisivo del Dipartimento della Protezione Civile e del Ministero della Difesa.
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Nel corso della sua lunga carriera Paolo Gasparini è stato consulente di numerose Agenzie Internazionali (tra cui la World Bank, le Nazioni Unite, la U.S. Agency for International Development) ed imprese.

Queste attività, unitamente ai numerosi incarichi internazionali, hanno reso Paolo un vero cittadino del mondo, accompagnato per tutta la sua vita dalla grande passione per la musica jazz. In ogni viaggio non ha mai mancato di ricercare locali sperduti e cd introvabili.

Come si legge in un suo racconto “Quando di sera torno dal lavoro e ascolto un disco di musica jazz, entro in un mio spazio di serenità, calo un sipario che mi separa dalla realtà quotidiana, al riparo del quale effettuo un viaggio nel tempo …”

Autore di più di 120 tra libri e articoli scientifici, i suoi ultimi interessi scientifici si incentrano sui metodi probabilistici della valutazione del rischio, la valutazione dell’hazard sismico e l’early warning sismico ed in generale per i rischi connessi a vari fenomeni naturali e/o antropici (vedi elenco pubblicazioni).

E’ stato consulente della Commissione Europea per questioni ambientali. E’ stato coordinatore o membro dei team di gestione di diversi grandi progetti internazionali finanziati dalla Comunità Europea sui temi di rischi ambientali. E’ stato Segretario delle Commissioni Internazionali (ICEF e ICHESE) costituita dalla Protezione Civile Italiana per stabilire linee guida per la previsione operativa dei terremoti e per definire la possibile interazione tra attività estrattive di gas/olio e l’occorrenza del terremoto emiliano del 2002.

La sua carriera si è conclusa con il pensionamento nel 2012 e la nomina a Professore Emerito.
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Il pensionamento non coincise però con la fine dell’attività di ricerca. Anzi.

Nel 2002 aveva iniziato con entusiasmo l’avventura dei Centri Regionali di Competenza che lo accompagnerà fino alla fine.

E’ stato  il Responsabile Scientifico di AMRA  – Analisi e del Monitoraggio dei Rischi Ambientali, trasformato in una S.c.a r.l. nel 2005 e di cui è stato inoltre Presidente, Amministratore Delegato nonché Coordinatore di numerosi Progetti Europei Fp6-Fp7 e Horizon 2020, tra cui si ricordano NARAS, SAFER, REAKT, CLUVA, SHEER ed ESPRESSO, incentrati su tematiche relativi ai rischi ambientali. In questi progetti ha aggregato partners europei di prestigiose istituzioni scientifiche ed università, coinvolgendo e stimolando soprattutto giovani ricercatori.

Dei primi anni di vita di AMRA è la sperimentazione avviata con successo dei sistemi di allerta sismica immediata, Early Warning sismico, per la mitigazione in tempo-reale dei danni prodotti dai terremoti.

Ha sempre ritenuto che la divulgazione e la comunicazione ad un pubblico vasto fossero elementi indispensabili, in particolare per la riduzione del rischio. In questa ottica ha spinto per la realizzazione di un quadrimestrale “Ambiente Rischio e Comunicazione” pubblicato da AMRA.

Negli ultimi anni si era concentrato nel settore Energia. L’esperienza e la grande quantità di dati raccolti lo avevano fermamente convinto che non esiste produzione di energia che non abbia la probabilità di costituire un rischio per la popolazione e per l’ambiente in generale.

Di qui aveva coniato lo slogan “No Risk No Energy”. Negli scritti e nelle  conferenze sottolineava  che occorre eseguire analisi accurate delle fonti energetiche in esame  e dei rischi che esse comportano a seconda dei contesti, degli obiettivi e della loro accettabilità.

La lucidità delle sue intuizioni, la serena ma vibrante pacatezza con cui le presentava a studenti, colleghi ed amici hanno fatto di lui un esempio straordinariamente positivo nel contesto nazionale ed internazionale.

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